LA SCIENZA GNOMONICA
La gnomonica, l’arte a cui compete la realizzazione di orologi solari e meridiane, deve il suo nome allo gnomone, termine di origine greca con cui si chiamava lo stilo piantato perpendicolarmente alla superficie del quadrante. La funzione dello gnomone era quella di proiettare la sua ombra sul quadrante come se fosse una lancetta, indicando l’avanzare delle ore grazie al moto apparente del Sole che sposta continuamente l’ombra sul quadrante.
La storia di meridiane, gnomoni e orologi solari è lunga come la storia dell’uomo e si perde nella notte dei tempi. Uno dei più noti monumenti solari, ma non certo il primo, è Stonehenge in Inghilterra, costruito più di 3000 anni fa. L’arte gnomonica si sviluppò in modo più significativo in Medio Oriente a tal punto che vi erano orologi solari diffusi in Egitto già nel XV sec. a.c.
Il primo orologio solare installato a Roma fu un orologio razziato a Catania, durante la prima guerra punica, il quale non indicava di certo l’orario corretto vista la distanza di latitudine che separa Roma da Catania.
Nel 200 a.c. Plauto si lamentava contro la diffusione degli orologi solari:
“Durante la mia giovinezza non esisteva orologio al di fuori della mia pancia… Quando si faceva sentire, si mangiava, a meno che non ci fosse niente da mangiare. Adesso anche se c’è abbastanza cibo si mangia solo quando piace al sole.”
Nel 46 a.c. per volere di Augusto, un grande obelisco proveniente dall’Egitto fu utilizzato come gnomone per una enorme meridiana, e due obelischi ancora oggi a Roma sono utilizzati come gnomoni per le meridiane orizzontali di piazza Montecitorio e piazza San Pietro.
Il sistema orario utilizzato su questi primi orologi solari si chiamava temporario o biblico, dato che nella Bibbia il tempo veniva scandito con questo antico sistema orario, esso divideva la notte in 12 parti e il giorno in altre 12: la prima aveva inizio con il sorgere del sole e la dodicesima terminava al tramonto, sia d’estate che in inverno, di conseguenza di giorno erano più lunghe d’estate e più corte in inverno, viceversa la notte. Una differenza minima e trascurabile per le basse latitudini mediorientali in cui questo sistema orario nacque, ma che assunse maggior rilevanza quando fu portato alle nostre latitudini, per questo erano anche chiamate ore ineguali.
Incisioni sulla facciata di Santa Maria Novella. Si tratta di orologi solari con diagrammi per i sistemi orari: babilonese, italico e astronomico orientati verso est, mentre sul lato esposto a sud vi è inciso una parte di un quadrante a ore bibliche.
DAL MEDIOEVO AL SISTEMA ORARIO ASTRONOMICO
Nel Medioevo, un’epoca buia per le arti, l’arte gnomonica sopravvisse soprattutto nei monasteri grazie ai monaci che con le loro rigide regole, scandite dai tempi di preghiera, necessitavano di orologi solari adatti a dividere la giornata in intervalli regolari tramandandone i principi astronomici e matematici.
Nel 1200 circa apparvero altri due sistemi orari, che prevedevano 24 ore giornaliere di eguale durata: il sistema orario italico e il sistema babilonese. Ma mentre il sistema babilonese poneva la fine del giorno trascorso e l’inizio del successivo al sorgere del sole, il sistema italico, il più diffuso nella nostra penisola, come da tradizione biblica, poneva l’inizio e la fine del giorno al tramonto del sole, indifferentemente sia d’inverno che in estate, seguendo giorno per giorno l’istante del tramonto lungo l’arco delle stagioni. Questo sistema orario, che oggi può sembrare alquanto bizzarro, consentiva di conoscere quante ore di luce si avevano ancora a disposizione prima del buio, informazione di enorme importanza per la società di quell’epoca, praticamente ancora priva della luce artificiale e che dipendeva dai ritmi naturali del giorno e della notte.
Il Rinascimento portò nuovo interesse verso la gnomonica così come in tutte le arti. Nel 1500 la costruzione delle grandi meridiane a camera oscura servì anche per la riforma del calendario gregoriano del 1582.
Nei secoli seguenti il sistema orario italico venne sostituito dal sistema orario astronomico, il quale divideva il giorno in ventiquattro ore, ponendo l’inizio e la fine del giorno alla mezzanotte, ovvero 12 ore dopo il transito del sole sul meridiano. Questo “nuovo” sistema orario, prese il nome di ore spagnole, ore francesi, ore oltramontane, acquisendo il nome delle potenze straniere che invadendo la nostra penisola lo imposero di fatto nei territori a loro assoggettati. Nel maggio 1786 il governo austriaco dispose la costruzione della meridiana a camera oscura nel duomo di Milano e dal 1 di dicembre dello stesso anno tutti gli orologi pubblici dovevano essere regolati sul nuovo orario.
Incisioni sulla facciata di Santa Maria Novella. Si tratta di orologi solari con diagrammi per i sistemi orari: babilonese, italico e astronomico orientati verso ovest, mentre sul lato esposto a sud vi è inciso una parte di un quadrante a ore bibliche.
IL TEMPO, OGGI
Ancora oggi, con alcune modifiche, utilizziamo questo sistema orario nella vita di tutti i giorni. La prima modifica fu l’introduzione del tempo medio, immaginando un sole “virtuale” che nell’arco dell’anno passa sul nostro meridiano esattamente ogni 24 ore, una correzione introdotta per poter adattare i nostri regolari orologi meccanici, divenuti nel frattempo più precisi e affidabili, al tempo scandito dal sole. Nella realtà, in alcuni periodi dell’anno, possiamo vedere il sole vero passare sul meridiano in ritardo o in anticipo di oltre 20 secondi ogni giorno, si tratta di fluttuazioni causate principalmente dall’orbita ellittica della terra nella sua rivoluzione annuale intorno al sole.
La seconda e ultima modifica apportata a questo sistema orario fu la convenzione internazionale dei fusi orari stabiliti nel 1884, a cui l’Italia aderì nel 1893. L’Italia, come gran parte dell’Europa assunse come ora ufficiale il primo fuso orario Est basato sul tempo medio delle località poste sul quindicesimo meridiano Est.
In realtà quella che in inverno siamo abituati a chiamare ora solare, in contrapposizione all’ora legale estiva, è anch’essa un’ora di convenzione adottata per favorire le attività umane, prime fra tutte trasporti e telecomunicazioni, con il risultato di consentire ad un italiano di telefonare dall’Italia alla Spagna alla stessa ora, mentre il sole continua a sorgere, culminare a mezzogiorno e tramontare in Italia oltre un’ora prima della Spagna.